Published on Aprile 1st, 2016 | by Il Birrafondaio
0Intervista a Giovanni Campari: con le birre artigianali italiane alla conquista di Londra, anche grazie al crowdfunding. E a Roma lancia Sbanco
Con “Italian Job” avevano dimostrato che si può vendere “la neve agli eschimesi” aprendo un pub dedicato alle birre artigianali italiane a Londra. Ora il “padre” di Birrificio del Ducato, Giovanni Campari, e i suoi soci rilanciano preparandosi ad aprire un secondo locale e lo fanno utilizzando la piattaforma di crowdfunding crowdcube.com.
Quello di finanziare nuovi progetti attraverso questo tipo di piattaforme è un fenomeno in costante crescita che sta dimostrando di funzionare anche nel settore della birra. Lo hanno fatto quelli di BrewDog, gli americani di Stone Brewing, e ora anche gli italiani “in trasferta” guidati da Campari e i risultati sono decisamente incoraggianti.
Il successo che abbiamo avuto non è stato affatto scontato. All’inizio abbiamo attraversato momenti difficili, perché l’obiettivo era molto alto, 350mila pounds (circa 400mila euro), ma è stata una bella avventura e la soddisfazione più grande è stata il fatto di scoprire che molti investitori vengano dall’Italia. Sono persone che ci conoscono, sanno come lavoriamo, e quindi hanno investito nel team che c’è dietro questo progetto.
Adesso comincia il bello. A breve chiuderemo il crowdfunding, questa mattina (mercoledì ndr) eravamo a 330mila, ora siamo già arrivati a 390mila. non vogliamo andare comunque oltre i 420mila Non ci servono più soldi, non vogliamo diluire troppo il capitale (obiettivo poi raggiunto fermandosi a un tetto di 422mila pounds ndr).
Stiamo comunque parlando di un investimento di capitali che, per i circa 180 sostenitori del progetto, prevede un rischio e che vi metterà in una situazione che, dal punto di vista delle scelte commerciali non sarà facile.
Al di là dei numeri e dei business plan, che sono comunque promettenti, le persone ti danno i soldi se credono nel progetto e in chi lo porta avanti. Noi ci abbiamo messo i soldi e la faccia e quindi per primi siamo molto determinati a fare bene. Per noi è una grande responsabilità e anche per questo l’assetto societario dovrà essere modificato:non siamo più quattro soci ma circa180. Tutte queste persone avranno voce in capitolo, ovviamente sulla base del loro investimento, ma dovremo coinvolgere anche altre persone, non solo a livello manageriale. Non abbiamo la presunzione di poter mandare avanti tutto da soli, è una struttura che deve crescere.
Tu hai dato la vita al Birrificio del Ducato partendo quindi da una piccolissima realtà, in cui l’autonomia nelle scelte e nella gestione era ovviamente molto ampia. Con il progetto Italian Job si è trattato di trovare una linea comune tra quattro teste diverse, e già non è mai facile, come vivi questa nuova situazione?
Più di tutto mi stimola. Io credo che il grosso limite di tante imprese in Italia sia quello di non saper delegare, di voler fare tutto in prima persona. Per crescere invece bisogna aprirsi ai contributi esterni, siano essi di idee, capacità o risorse finanziarie.
Alla fine quella che avete messo in piedi con il crowdfunding è comunque un’operazione finanziaria, con tutto quello che comporta
Si ma non è una speculazione. Oggi i piccoli risparmiatori investono i loro risparmi in fondi e titoli azionari attraverso broker o banche e non hanno la minima idea di come e dove vengano usati i loro soldi. Qui invece stiamo parlando di un investimento nell’economia reale: nel lavoro e nelle idee di persone che rischiano in proprio. Ovviamente il rischioc’è, ma riteniamo che possa dare un buon ritorno. Se ci guadagniamo noi ci guadagnano tutti.
L’occasione del nostro incontro è invece di altro tipo, la nostra chiacchierata con Giovanni si è svolta infatti a Roma, in occasione dell’inaugurazione di un nuovo locale, Sbanco, che rappresenta un’operazione molto diversa, che coinvolge soci importanti e che mette insieme birra di qualità, una cucina di livello e una fantastica pizza sfornata in continuazione da un forno a legna di dimensioni davvero importanti.
Questa apertura poteva sembrare una follia, come era stato Italian Job, nato nel mezzo del cantiere per il nuovo birrificio costato 20 mesi di lavori. Adesso inauguriamo Sbanco che è l’unione di tre realtà: Il Birrificio del Ducato, le pizze del team di Stefano Callegari e il vero responsabile di tutto ciò che è Marco Pucciotti, in questo momento dietro il bancone. È Marco che si è fatto carico di buona parte di questa impresa, seguendo i vari passaggi de i lavori.
Come è strutturata la selezione delle spine? All’entrata ho visto dei tank che mi fanno pensare a qualcosa di interessante
Il nostro obiettivo è garantire una pluralità di birrifici presenti. Anche se il Ducato è socio nell’operazione non vogliamo mettere la maggioranza delle spine. Questo sarà il Ducato tank bar: quattro tank da 500 litri di birra sfusa che verranno trasferiti dallo stabilimento di Soragna direttamente qui, al quale si aggiungeranno al massimo un paio di altre nostre produzioni. Per il resto vogliamo lasciare spazio agli altri: il bello di questo mondo è la varietà e quindi coinvolgeremo altri birrifici italiani, e perché no stranieri, ma solo artigianali. Cercheremo di garantire una certa varietà anche sul piano degli stili, mantenendo alcuni parametri di riferimento e cercando di mantenere un certo equilibrio.
E per quanto riguarda il cibo?
Sicuramente la pizza gourmet di Stefano avrà un ruolo centrale, ma non ci si limiterà a quello. Lui è un genio del male nell’ideazione di nuove proposte ci mette inventiva e una lussuria che conquista ed è fenomenale nel reinterpretare uno degli archetipi dello street food italiano: il supplì. Come aveva già fatto con il trapizzino ha reinventato i piatti tipici della tradizione romana in una chiave nuova.