Published on Maggio 22nd, 2014 | by Il Birrafondaio
0De la Senne / Montegioco Taras Runa
Articolo tratto da: UnaBirra al Giorno
Lo scorso 10 Gennaio la Brasserie De le Senne pubblica sul proprio profilo Facebook un breve video di una cotta; gli italiani riconosceranno subito Riccardo Franzosi del Birrificio Montegioco alle prese con un grosso sacco di malto. E’ la realizzazione di un’idea – dicono – nata qualche tempo primo dopo un incontro alla Brasserie Cantillon tra Franzosi, Bernard Leboucq e Yvan De Baets. Il nome scelto per la collaborazione, Taras Runa, è un chiaro riferimento a due note birre: Taras Bulba (De la Senne) e la Runa di Montegioco, la “Blonde” che peraltro viene già utilizzata da Franzosi come “base” per diverse sue creazioni, come Garbagnina, Mummia, Quarta Runa e Mac Runa. Prodotta a Bruxelles, porta una classica e bella etichetta a marchio “De la Senne”; la presenza di Montegioco è rintracciabile tra le note e soprattutto nei tre monoliti che uno stilizzato ed adirato robot sembra voler scagliare fuori dal tempo e dallo spazio. Non è semplice decifrare i diversi alfabeti runici, ma per chi vuole provare a leggere quanto è scolpito sui massi, mi sembra che la prima lettera a sinistra (per chi guarda) è una “F”, una lettera presente anche sul corpo del robot che invece solleva un masso con la lettera “G”. Su quello più a destra c’è invece la lettera “S”.
Passiamo alla sostanza di questa “extra hoppy birra”, come si autodefinisce in etichetta la Taras Runa. Imbottigliata il 6 Febbraio 2014, bottiglia con due mesi di vita sulle spalle e quindi decisamente fresca.
Colore arancio pallido, opalescente; la schiuma è bianca e cremosa, abbondante e soprattutto molto, molto persistente. L’aroma è fresco e pulito, elegante, e dà il benvenuto con sentori di crosta di pane e cereali, scorza di arancio e di limone che si mescolano a note più dolci di frutta a pasta gialla come pesca ed albicocca. La gradazione alcolica è lievemente superiore a quella di una “session beer”, ma la Taras Runa ha tutte le caratteristiche che servono per essere bevuta serialmente ed in grande quantità: corpo leggero, carbonazione media ed un equilibrio pressoché perfetto tra scorrevolezza/acquosità ed una morbida presenza al palato. Pulito ed intenso, il percorso in bocca inizia segue quello anticipato dall’aroma: base di pane e cereali, frutta gialla dolce ed un crescendo amaro finale molto elegante e raffinato, ricco di note erbacee e di scorza di limone che dapprima punzecchiano i lati della lingua per impossessarsi rapidamente di tutto il palato. La chiusura è molto secca (ma non asciutta), con un riuscitissimo retrogusto che ha il sapore dell’erba appena tagliata e della scorza di limone appena grattugiata. E’ ufficialmente una collaborazione, ma è facile dimenticarsi di Montegioco mentre si beve questa Taras Runa e pensare alla Taras originale (Bulba) o alla Zinnerbir del birrificio belga, birre che peraltro sono diventate una sorta di punto di riferimento quando si tratta di Belgian Ale moderne e molto luppolate. E’ una (quasi) session beer che si lascia bere con commuovente facilità e che sa essere ruffiana e piaciona quanto basta per portarti alla dipendenza; onestamente non mi sembra aggiungere molto al già notevole curriculum di De la Senne, mentre rappresenta senz’altro qualcosa di completamente inedito per Montegioco che si muove abitualmente su territori molto differenti. Per questo credo che sia forse uscita con l’etichetta sbagliata, troppo “Sennocentrica”; si fosse almeno vestita di Montegioco, almeno noi italiani la vedremmo in una luce completamente diversa. Dissertazioni a parte, si candida già ad essere la birra dell’estate 2014; prendetene e riempitene il frigorifero.