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Published on Febbraio 9th, 2016 | by Il Birrafondaio

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Birra, Super Bowl: l’offensiva pubblicitaria dei colossi del settore contro la craft beer continua e coinvolge i giocatori

La finale del campionato americano di football, il Super Bowl, è uno degli eventi mediatici più importanti al mondo. Uno spot al’interno del match è tra i più cari sul mercato e il colosso della birra Anheuser-Busch è uno degli inserzionisti storici, oltre che sponsor dell’evento. Lo scorso anno lo spot della Budweiser, di proprietà proprio di Ab Inbev, provocò accese polemiche nel mondo della birra per l’attacco al settore “craft” e agli appassionati di birra artigianale, definiti degli snob interessati più a dissezionare una birra che a berla. Negli ultimi 12 mesi però il gruppo ha fatto la spesa proprio tra i piccoli produttori, e nella pubblicità di quest’anno ha smorzato decisamente i toni, pur mantenendo una velata ironia nei confronti dei concorrenti preferendo puntare sulle proprio profilo “macho” e aggressivo con frasi come: “Non è un hobby” o “non si beve sorseggiando”. Ma la vera e impagabile pubblicità al colosso della birra americana l’ha fatta il principale protagonista della serata, il quarterback dei neo campioni della Nfl Denver Broncos, Peyton Manning, che nelle interviste di fine partita ha detto di essere pronto a festeggiare insieme alla sua famiglia bevendo “un sacco di Budweiser”. Una dichiarazione che è parsa ben poco casuale, tanto che il marchio statunitense è subito corso ai ripari sostenendo di non aver pagato Manning per la frase. Certo, il fatto che il leader di Denver possieda una quota in due importanti distributori di Budweiser lascia pensare che non si tratti di un semplice caso, ma anche senza voler essere maliziosi di certo il messaggio è arrivato forte e chiaro ai milioni di americani che erano davanti al televisore e con la loro birra in mano.

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