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Published on Aprile 23rd, 2016 | by Il Birrafondaio

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Perché il fatto che il gigante Ab Inbev compri Birra del Borgo è una buona notizia

La notizia dell’acquisizione di uno dei principali attori del mondo della birra artigianale italiana, Birra del Borgo, da parte del primo gruppo mondiale del settore birra, Ab Inbev, è certamente esplosiva per il settore.

Anticipata ieri da Andrea Turco su Cronache di Birra, l’operazione è stata poi ufficializzata da un comunicato di Bdb in cui si spiega che Leonardo Di Vincenzo diventerà Ceo della società con piena libertà d’azione.

Leonardo è senza dubbio uno degli uomini simbolo della craft beer italiana e Birra del Borgo non è solo tra i birrifici più importanti a livello di volumi (comunque assolutamente irrilevanti nel mare di birra prodotta da Ab Inbev), ma anche uno dei più premiati negli ultimi anni nei concorsi di settore.

Il “boss” di Bdb, allo stesso tempo, è anche tra i produttori italiani, insieme a Teo Musso con Baladin e in maniera diversa Giovanni Campari del Ducato, che ha mostrato in questi ultimi anni la maggiore capacità manageriale, diversificando le attività, legandosi a realtà internazionali come Eataly, flirtando con la grande distribuzione, andando a produrre in Australia e, aspetto non così secondario, andando ad occupare la poltrona di vicepresidente dell’associazione confindustriale del settore, AssoBirra.

La notizia ha suscitato un piccolo polverone tra gli appassionati e in molti sui social hanno gridato al tradimento, usando a volte toni pesanti.

Ma se tanti tra quelli che si sono innamorati della birra artigianale grazie alle creazioni di Leonardo si sono sentiti “abbandonati”, analizzando la notizia e inserendola in un contesto un po’ più ampio questa operazione rappresenta un segnale molto importante per il settore della birra artigianale italiana, ed è a nostro avviso estremamente positivo.

Proprio pochi giorni fa al Bir&Fud, in occasione della presentazione dello sbarco in Europa di Stone Brewing, alcuni dei personaggi più informati e influenti del settore discutevano con il Ceo del birrificio americano Greg Koch proprio di questo.

Le multinazionali della birra hanno iniziato già da tempo negli Usa ad acquisire nomi importanti del settore craft, che negli ultimi 20 anni ha rosicchiato oltre il 15 per cento del mercato americano. Koch è tra quelli che di vendere non ne vuole neanche parlare, ma certo è un boccone “appetitoso” che produce da solo quanto tutto il settore artigianale italiano.

Ma questo accadeva, almeno fino a ieri, in un mercato maturo ed enorme come quello degli Stati Uniti, dove la craft beer rappresenta, appunto, una birra su cinque. In Italia, dove di birra se ne beve pochissima, i microbirrifici non vanno oltre il 3% della birra prodotta ed il pubblico dei consumatori è ancora ben poco preparato. Che tipo di “appeal” possono mai avere realtà come quelle italiane per i giganti del settore?

Oggi scopriamo che evidentemente questo interesse esiste e secondo noi rappresenta un segnale decisamente positivo.

Le mosse di una multinazionale come Ab Inbev, che si è appena “bevuta” Sab Miller (il secondo gruppo mondiale), sono sempre attentamente calcolate e rispondono a un’unica esigenza: aumentare i profitti e conquistare fette di mercato.

Il fatto che il primo produttore al mondo di birra sia interessato a BdB vuol dire che analisti iperqualificati ritengono che ne valga la pena e che quindi si ritiene che il mercato italiano sia destinato a crescere, soprattutto grazie al mondo craft, sempre più al centro dell’attenzione.

I grandi produttori mondiali si sono trovati, negli ultimi anni, ad “inseguire” consumatori sempre più attratti e interessati al mondo della birra artigianale e lo hanno fatto in due modi: imitandone il “linguaggio” e lo stile con le birre cosiddette “crafty” o con le acquisizioni. In Italia finora avevamo assistito solo al primo fenomeno, ora invece si è passati alla “fase due”.

Questo vuol dire che c’è la convinzione che i consumatori saranno sempre più portati a ricercare birre più caratterizzate e lontane dalle lager tradizionali, ma allo stesso tempo, ad oggi,  pochi di questi sono in grado di fare una scelta consapevole. L’interesse e gli investimenti dei grandi gruppi, proprio sotto questo punto di vista, porteranno inevitabilmente ulteriore attenzione su questo tema e quindi all’affacciarsi al mondo della birra artigianale di nuovi consumatori “vergini”. Dovranno essere bravi e preparati gli operatori del settore craft a conquistarli.

Per quanto riguarda le birre di Bdb noi, come per tutti gli altri, rimaniamo della stessa opinione: se si manterranno dell’ottimo livello a cui siamo abituati, noi continueremo a berle, anche se ora sono di proprietà del gigante Ab Inbev.

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